Turismo Accessibile

Rispetto alla definizione di Turismo Accessibile (o turismo per tutti), ve ne sono a dozzine e nessuna può essere definita arbitrariamente giusta o sbagliata, ma si ritiene opportuno considerare i parametri a cui l’Europa e la Commissione Europea fanno riferimento, definendo il Turismo Accessibile come “l’insieme dei servizi e delle strutture in grado di permettere a persone con esigenze speciali la fruizione della vacanza e del tempo libero senza ostacoli e difficoltà”.Come premessa al “Turismo Accessibile” deve essere considerata la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” del 1948. La Dichiarazione afferma all’art. 1 come “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” e prosegue nell’art. 2 affermando che i diritti e le libertà enunciate devono essere garantite “senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”. Il documento garantisce inoltre nell’art. 13 il diritto alla “libera circolazione” e nell’art. 24 il diritto “al riposo ed al tempo libero”.I presupposti della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo” in tema di disabilità sono stati reiterati nella “Convenzione ONU sui diritti delle Persone con disabilità” del 13 dicembre 2006, la quale contiene riferimenti importanti nel contesto del Turismo Accessibile, come l’art. 30, il cui titolo (Partecipazione alla vita culturale, alla ricreazione, al tempo libero e allo sport) già esprime i concetti in esso contenuti, tra i quali è utile sottolineare l’impegno degli Stati che hanno sottoscritto la Convenzione a prendere misure appropriate affinché sia assicurato alle persone con disabilità l’accesso a luoghi sportivi, ricreativi e turistici.Dai concetti espressi nella “Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo” e nella “Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità”, si è partiti quindi a livello internazionale e locale per emanare leggi ed implementare attività sia nel settore del turismo, sia nel mondo della disabilità, includendo quindi anche il Turismo Accessibile.Anche se alcuni passi importanti sono stati compiuti negli ultimi anni, molto deve ancora essere fatto per rendere l’Italia una destinazione realmente accessibile, interessante per milioni di clienti internazionali che ad oggi ancora prediligono destinazioni maggiormente collaudate dal punto di vista dell’accessibilità.Secondo un recente studio condotto in Scozia (www.capability-scottland.org.uk) i tre problemi principali che hanno riscontrato i turisti con disabilità nello svolgere della loro vacanza sono stati:

  • Cattiva attitudine del personale nei confronti della disabilità.
  • Pessimo servizio clienti.
  • Mancanza di informazioni sui servizi accessibili.

Quindi i pregiudizi, l’incapacità e l’ignoranza nel relazionarsi con i clienti con disabilità, la mancata comprensione delle loro esigenze e la limitata capacità degli operatori di coinvolgere e offrire attività ricreative e informazioni corrette, sono comunemente segnalati come gli ostacoli più scoraggianti dal turista con disabilità, più ancora della mancanza di strutture e infrastrutture accessibili, che sono in genere selezionate e verificate con largo anticipo prima della partenza. Sviluppare le competenze, informare e formare gli operatori presenti sul territorio sono quindi elementi fondamentali se si vuole far sì che una destinazione diventi realmente “for all”.

A sostenere l’impegno che una destinazione turistica dovrebbe riporre nell’implementare la propria accessibilità, vi sono anche i dati relativi al continuo invecchiamento della popolazione, dovuto prevalentemente a tre cause:

  • L’invecchiamento vero e proprio. In Italia i nati durante il baby boom tra il 1959 e il 1964 inizieranno a raggiungere l’età di 65 anni nel 2024.
  • Il decremento della popolazione dovuto alla diminuzione delle nascite.
  • L’aumento dell’aspettativa di vita.

I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che mostrano le tendenze in atto nel periodo 2008-2040, evidenziano come nel 2040 nell’Europa Occidentale vi sarà il 28.1% della popolazione over 65 anni (il 9,3% della popolazione sarà over 80 anni). Nel 2008 l’Italia era seconda, solo dietro al Giappone, con il 20% della popolazione over 65, ma rimarrà ancora seconda, dopo il Giappone, anche nel 2040 con il 32,6% di popolazione over 65 e con un’età media della propria popolazione pari a 52 anni (contro i 40 anni di età media del 2000).

Oltre alla tendenza all’invecchiamento della popolazione, sono anche da considerare i dati relativi alla disabilità. Sono molte le fonti e spesso i numeri differiscono, comunque ricerche e studi compiuti a livello internazionale stabiliscono come la percentuale di persone con una forma di disabilità severa o moderata sia oscillante tra il 15% e il 19% della popolazione mondiale, nello specifico una statistica pubblicata dalla World Bank e ripresa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità attesta questa percentuale essere pari al 15,3% (2,9% la percentuale nel mondo di persone con gravi disabilità).

Considerando quindi questa proporzione e il fatto che nel 2013 gli abitanti nel mondo erano circa 7,1 miliardi (stima, sono circa 6,97 miliardi nel 2010), si determina come nel mondo le persone con una qualche forma di disabilità, anche lieve, come può essere l’anziano che fatica a deambulare, siano oltre un miliardo (circa 1,086 miliardi).

Considerando la situazione Europea, a livello scientifico è stimato lo studio Eurostat del 2005 che descrive la domanda potenziale di Turismo Accessibile pari a circa 127,5 milioni di persone (46 milioni di persone con una qualche forma di disabilità, più circa 81 milioni di persone over 65). Questi dati fanno riflettere anche su come possa ancora realmente definirsi di nicchia il segmento del Turismo Accessibile.

Nonostante quindi il miliardo di persone circa nel mondo rientranti nel segmento del Turismo Accessibile, molti ne sono però estromessi a causa di barriere architettoniche, culturali e psicologiche, ma anche da condizioni economiche non sufficienti a permettersi una vacanza, essendo infatti le persone con disabilità spesso estromesse dal mondo del lavoro, o comunque estromesse dalle retribuzioni meglio pagate. Questo fa sì che una buona percentuale di queste persone non possa di fatto permettersi una vacanza.

Andando a meglio valutare l’impatto economico, in base ad una ricerca promossa da Deloitte & Touche, Laurel Van Horne afferma come il 70% delle persone facenti parte del segmento del Turismo Accessibile abbia le possibilità sia economiche sia fisiche di effettuare una vacanza.

Un’altra considerazione importante da fare è che spesso le persone con disabilità hanno anche bisogno di un accompagnatore per muoversi. Se questo rende l’accessibilità dal punto di vista economico ancor più selettiva, d’altro canto rende la cosiddetta “nicchia” potenziale del Turismo Accessibile ancora più vasta, potendola estendere anche agli accompagnatori. Il moltiplicatore prevalentemente considerato a livello internazionale è pari a 2, cioè per ogni persona con disabilità che ha le capacità economico-fisiche per viaggiare, ve ne sono altre due che la accompagnano, prescindendo dal fatto che si tratti di amico, parente o accompagnatore vero e proprio.

Considerando quindi questi studi ed analisi, si può considerare la seguente tabella volta a definire il mercato potenziale del Turismo Accessibile in Europa:

Flussi e Ricavi Potenziali del Turismo Accessibile in Europa
Domanda di accessibilità (milioni di persone) 70% che hanno la capacità economica e fisica di viaggiare (milioni) Effetto Moltiplicatore per amici e familiari Accompagnatori (milioni) Mercato Potenziale TOTALE (milioni) >Spesa media per persona per vacanza* (€) Potenziali Ricavi (miliardi di €)
127.5 89.3 2.00 178.5 267.8 € 620 € 166
*Spesa media in € stabilita in €620 a persona (Eurostat 2005)

Dalla tabella si evince come il numero di potenziali fruitori in Europa di servizi turistici accessibili sia circa 268 milioni di persone pari ad un reddito potenziale di circa 166 milardi di €.

Per rendere l’Italia realmente accessibile, assolvendo in primis ad un obbligo morale e civile, ma anche ottenendo un ritorno economico a fronte degli importanti flussi turistici che questo segmento può determinare sul territorio, non si tratta quindi solamente, per quanto importante, di rendere le destinazioni accessibili investendo in infrastrutture e ristrutturazioni, ma anche di attivare un processo educativo, culturale, formativo ed informativo che possa consentire ad operatori turistici e destinazioni turistiche di meglio implementare, organizzare e promuovere i propri servizi venendo incontro alle necessità di milioni di turisti con esigenze speciali in tutto il mondo